Call for Papers: “Rinchiudere, costringere, allontanare. Lo spazio come strumento di separazione e controllo sociale tra il secondo Ottocento e il primo Novecento”

Si segnala ai lettori la seguente Call for Paper, la cui versione in tedesco e inglese si può trovare nel PDF allegato:

CfP_Rinchiudere, costringere, allontanare_it_de_en-1_page-0001Call for Papers

Rinchiudere, costringere, allontanare. Lo spazio come strumento di separazione e controllo sociale tra il secondo Ottocento e il primo Novecento Workshop internazionale

La storia delle carceri, e in generale degli edifici che avevano lo scopo di separare determinate persone dal resto della società, ha incontrato negli ultimi anni una rinnovata fortuna storiografica, che ha proposto nuovi paradigmi e nuove chiavi di lettura. Le indagini sugli aspetti organizzativi, istituzionali, economici delle prigioni e delle strutture affini, sulla vita quotidiana e sui rapporti di potere che si consumavano al loro interno, così come sui contatti con il mondo esterno, mettono bene in luce il ruolo dello spazio (fisico, sociale, immaginato, imposto, creato) quale categoria interpretativa con la quale accostarsi al tema.

Partendo da queste suggestioni, il workshop internazionale vorrebbe porsi come piattaforma per mettere in comunicazione e confrontare tra loro nuove ricerche o ricerche in corso su concreti casi di studio, che si interroghino sulle varie dimensioni e i diversi utilizzi dello spazio come mezzo di punizione, controllo, disciplinamento.

Si vuole fare riferimento non solo, dunque, agli spazi materiali di separazione – carceri, ergastoli, case di lavoro forzato, riformatori… – ma anche ad altri istituti giuridici, prassi di polizia, sanzioni e provvedimenti amministrativi basati sulla limitazione/imposizione/negazione dello spazio. In questa categoria rientrano ad esempio l’estradizione, il domicilio coatto, il trasporto forzoso, e in generale tutte quelle misure che limitavano gli spostamenti ed il raggio d’azione (spaziale ma anche sociale e relazionale) di chi ne era colpito.

L’ambito cronologico che si vuole privilegiare è il periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento allo scoppio della Prima guerra mondiale: periodo in cui – perlomeno in molte parti d’Europa – da un lato si imposero nuove strutture carcerarie e case di lavoro concepite, in teoria, come più moderne e razionali, anche dal punto di vista dell’organizzazione degli spazi; dall’altro si fece un uso sempre più sistematico di quegli strumenti amministrativi e di polizia volti a mantenere l’ordine pubblico allontanando le persone ritenute socialmente pericolose e “devianti” o, al contrario, vietandone il movimento.

Dal punto di vista geografico, il workshop è aperto a qualsiasi proposta. Per permettere un proficuo scambio tra i/le partecipanti, si incoraggia tuttavia la riflessione attorno al rapporto e alle reciproche connessioni tra gli spazi di punizione/controllo che si vogliono prendere in considerazione – siano essi edifici o altre forme di “spazi imposti” o “spazi negati” – e il contesto urbano/regionale/sovraregionale nel quale tali spazi si inseriscono.

Il workshop sarà articolato in due sessioni.

1. Rinchiudere Nella prima sessione si vorrebbero presentare e discutere paper che si occupino degli edifici di reclusione, dei quali possono essere messi in luce i seguenti aspetti:

– Aspetti architettonici e organizzativi: come erano organizzati gli spazi ed i tempi – e quale il rapporto tra queste due dimensioni della vita quotidiana – all’interno di tali edifici? Quale relazione intercorreva tra questi ultimi e lo spazio esterno? Quali erano i modelli architettonici prevalenti, quali invece le peculiarità locali/regionali?

– Aspetti urbanistici e geografici: dove si collocavano tali edifici nel contesto urbano o regionale, come è mutata nel tempo la loro collocazione e a quali scopi rispondeva (ad es. razionalizzazione e modernizzazione degli spazi urbani, allontanamento degli edifici di reclusione dalle zone più densamente popolate, necessità di disporre di spazi agricoli, vicinanza ad attività estrattive…)?

– Aspetti economici e materiali: come si inserivano tali strutture nel sistema economico e produttivo regionale/statale? Come si sostenevano, quanto andavano a gravare sulle finanze dello Stato/della regione?

2. Costringere, allontanare

La seconda sessione vorrebbe invece discutere e confrontare alcuni casi di studio su altre forme spaziali di punizione e controllo sociale, con particolare riguardo ai seguenti aspetti:

– Aspetti giuridici e normativi: in che modo mutarono e si affinarono, proprio a partire specialmente dalla seconda metà del XIX secolo, alcune forme di controllo sociale legate all’allontanamento delle persone o all’imposizione di non allontanarsi da un determinato luogo, a loro volta strettamente connesse con i complessi concetti di “cittadinanza”, “residenza” e “domicilio”? Come vennero discusse tali misure dal punto di vista giuridico, come venivano concretamente applicate? Vi furono discrepanze tra norma e prassi, tra legge e applicazione? Si possono riconoscere particolarità, specifiche esigenze regionali o spazi di autonomia (ad esempio, per quanto riguarda le regioni di confine) nell’applicazione o elaborazione di tali misure?

– Aspetti istituzionali e diplomatici: si possono rilevare forme di conflittualità tra i vari livelli di governo e di amministrazione (locale, regionale, statale) nell’applicazione di queste misure? Come venivano gestiti sul piano diplomatico provvedimenti come l’esilio e l’estradizione? Che ruolo assunsero, in questo contesto, le amministrazioni delle aree di confine?

– Aspetti sociali e microstorici: cosa significavano concretamente i provvedimenti di allontanamento o costrizione spaziale per gli individui che ne erano particolarmente colpiti – vagabondi, mendicanti, persone senza fissa dimora –, la cui pericolosità percepita consisteva proprio nella loro mobilità “indisciplinata”? Quali le loro strategie ed i margini di elusione di tali provvedimenti?

Il workshop si terrà il 15 ottobre 2021 presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano, sede di Bressanone, e sarà organizzato dal Centro di competenza Storia regionale della Libera Università di Bolzano con la collaborazione dell’Università di Lucerna, Institut für Juristische Grundlagen – lucernaiuris, e dell’Università della Svizzera Italiana, Archivio del Moderno.

Gli organizzatori copriranno le spese di alloggio (2 notti) e le spese di viaggio (fino a un massimo di 250 €). È prevista la pubblicazione dei contributi del workshop.

Si prega di inviare le proposte (un abstract di circa 500 parole, contenente l’indicazione delle fonti utilizzate, nonché, nello stesso file, una breve nota bio-bibliografica) entro il 30 aprile 2021 a Francesca Brunet: francesca.brunet@unibz.it. Allo stesso indirizzo ci si può rivolgere per richieste di chiarimenti o domande di carattere organizzativo. Gli abstract possono essere redatti in italiano, in tedesco o in inglese. Le lingue del convegno saranno l’italiano, il tedesco e l’inglese, con traduzione simultanea in inglese.

I risultati della selezione e il programma definitivo del convegno verranno comunicati entro la fine di maggio 2021.