Si annuncia l’uscita di due nuovi volumi della collana “Stato, Esercito e Controllo del Territorio”.


Di seguito se ne riproducono le quarte di copertina:
La società e il territorio. Il controllo attraverso fiduciari, a cura di Livio Antonielli e Stefano Levati.
«La storiografia su polizia e controllo del territorio ha focalizzato la propria attenzione sulle concrete modalità attraverso le quali lo stato e le comunità hanno cercato di fronteggiare le minacce interne e rendere effettivo il controllo del rispettivo territorio. Lo studio delle polizie, in tutte le possibili forme organizzative, è ovviamente al centro di questa riflessione. Tuttavia, una delle forme di difesa più significative è certamente quella che ha visto per protagonista la stessa società civile, attraverso modalità consuetudinarie di intervento. La storiografia si è spesso interessata a queste forme di difesa, ma quasi esclusivamente con riferimento agli aspetti che più sono accostabili all’organizzazione di difese militari o para-militari. Molto ai margini, invece, è rimasto lo studio delle numerosissime figure cui erano demandate specifiche operazioni di controllo, vuoi per garantire la sicurezza dei traffici, vuoi per combattere la delinquenza, vuoi per tutelare dai contagi, vuoi per disciplinare l’attività agricola, la navigazione e via di seguito. Questo volume si propone di indagare, dal medioevo all’età contemporanea, tali figure, analizzando i compiti svolti e le modalità di assorbimento, o meno, nell’ambito di strutture istituzionali locali o più complesse».
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Controllo del territorio e disastri ambientali. Dal buon governo alla protezione civile a cura di Livio Antonielli, Giacomo Demarchi, Stefano Levati, Luca Rossetto
«Il volume connette la nozione di controllo del territorio a un piano storiografico in forte crescita, quello della storia ambientale, nella sua specifica espressione della storia dei disastri ambientali, siano questi puramente naturali o indotti da attività e interventi dell’uomo. Nello specifico si è guardato a un aspetto sin qui relativamente trascurato dalla storiografia, vale a dire la concreta risposta dell’uomo di fronte ai disastri, sia nell’azione del soccorso sia nella prevenzione. Dunque, non si è voluto ragionare sulla storia dei disastri per ricostruirne dinamiche, cause ed esiti, né sulle macro-questioni della percezione di questi come castigo divino o come ineluttabile espressione della forza della natura. Lo sguardo è stato invece rivolto al momento organizzativo e istituzionale, prestando attenzione all’analisi delle scelte consapevoli, operate da comunità o stati, o figlie della memoria consuetudinaria, per prevenire o per contenere gli effetti di quelle manifestazioni della forza naturale in qualche misura, in funzione dei luoghi, attese e temute».
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