Call for papers CEPOC: “Polizie e controllo del territorio: le permanenze nella discontinuità” (scadenza 31 luglio 2018)

Polizie e controllo del territorio: le permanenze nella discontinuità (Gargnano, 19-20 ottobre 2018)

… quelle gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza de’ loro autori.

… Ora, quest’impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Così accadeva in effetto; e, all’apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni, per continuare a far ciò che le gride venivano a proibire. Potevan ben esse inceppare a ogni passo, e molestare l’uomo bonario, che fosse senza forza propria e senza protezione; perché, col fine d’aver sotto la mano ogni uomo, per prevenire o per punire ogni delitto, assoggettavano ogni mossa del privato al volere arbitrario d’esecutori d’ogni genere.

(A. Manzoni, I promessi sposi, cap. I)

La ricerca storica sulle polizie e sul controllo del territorio negli ultimi anni si è focalizzata in larga misura sulle pratiche, sulle culture e in genere sul mestiere. Questo profilo di studio, che ha necessariamente stimolato le ricerche di base, ha anche messo in evidenza quanto sia limitativo approcciare questi temi radicandosi al piano normativo e profilando grandi modelli interpretativi. Le polizie, se è lecito chiamarle così anche per l’antico regime, sono apparati o istituti che per loro natura vivono e operano nello spazio che connette il potere con la società. Il ventaglio amplissimo dei compiti rimanda sempre ad alcune costanti: le polizie devono vigilare all’affermazione di valori e interessi prodotti dall’alto, difendendo l’ordine sociale dai comportamenti illegali. Per fare ciò devono operare a contatto della società e se a certi livelli il loro agire deve muovere entro binari formalizzati, ad altri livelli la priorità del fine da raggiungere fa sì che esse ricorrano, e sia loro concesso ricorrere, a strumenti e pratiche che consentano la necessaria rapidità ed efficacia. E così a livello operativo, di composizione di corpi, di saperi pratici si deve necessariamente fare riferimento, studiando le polizie, a una dimensione nella quale il piano formale e quello consuetudinario si mescolano in modo importante, e in cui spesso pratiche, saperi e uomini che vengono dal profondo contraddicono anche in modo marcato ciò che gli indirizzi politico-amministrativi e normativi avrebbero voluto affermare. Le pratiche di disciplinamento e controllo del territorio divengono, in questa prospettiva, un potente strumento per analizzare la poliedrica dimensione del soggetto giuridico e della sua relazione con le dimensioni del governo e della partecipazione politica, rifuggendo la ricerca di una artificiale uniformità interpretativa.

Se per l’antico regime queste condizioni sono intuitivamente comprensibili, dall’età napoleonica in avanti, e in particolare con riferimento allo Stato liberale, la forza del costituzionalismo e del positivismo giuridico fanno velo a questa compromissione di piani, specie quando la soggiacente dimensione corporativa della società si ammanta di un lessico formalmente nuovo, facendo del tecnico il presunto momento a-politico del potere. L’ossequio formale a determinate categorie diviene il principale strumento attraverso cui riportare vecchie pratiche nell’alveo rassicurante dello Stato di Diritto: si pensi solo alla formalizzazione dell’informalizzabile, come appunto è stato fatto creando lo spazio delle indagini sotto copertura. A guardare con attenzione si vede che questa doppia dimensione delle polizie si riconosce anche dall’Ottocento in avanti, in modo analogo a quanto è dato riconoscere nei tentativi di ridefinizione delle modalità di controllo del territorio in antico regime e financo nel medioevo.

L’incontro si propone di esaminare, sul lungo periodo, casi che illustrino questo gioco di permanenze e di adattamenti che sottostanno alle discontinuità indotte da modifiche nelle filosofie e negli assetti di governo. Solo per proporre qualche esempio, si può fare riferimento agli inevitabili contrasti ed eredità che la creazione di nuove polizie porta con sé: si guardi ai mille problemi che accompagnano la creazione delle gendarmerie, che devono confrontarsi con selezioni di uomini, assunzione di carichi economici e altro che si traducono in molti casi in compromessi con un passato che si sarebbe voluto superare. Oppure, sul piano delle pratiche, meritano di essere analizzate le modalità spesso ambigue e a debole regolamentazione dell’utilizzo di reparti di linea con compiti di polizia, spesso strumento, per l’autorità civile, per aggirare vincoli di natura giuridica e oggetto di più o meno sotterranei conflitti con l’autorità militare. Ambiguità che, dipendendo dai contesti, si traduce nella perdurante ricerca di legittimazione della dimensione corporativa dei protagonisti civili e militari del governo. Ma infiniti altri, e su momenti cronologici diversi, possono essere gli spunti di riflessione.

L’incontro di studi, che si inserisce nell’ormai ventennale attività convegnistica del CEPOC (www.cepoc.it), si terrà nell’incantevole sede di Palazzo Feltrinelli a Gargnano del Garda il 19 e 20 ottobre 2018. Si prevede l’arrivo dei convegnisti nella serata di giovedì 18 ottobre e la chiusura dei lavori col pranzo di sabato 20. Per chi arrivasse con i mezzi di trasporto a Milano o nei suoi aeroporti (Linate, Malpensa, Orio al Serio), nei limiti del possibile si offrirà un passaggio in auto per raggiungere la sede del convegno. L’organizzazione si farà carico delle spese di vitto e di alloggio, mentre potrà farsi carico delle spese di viaggio solo in casi particolari.

Il seminario prevede una prima giornata (venerdì 19) interamente dedicata alla presentazione di relazioni, mentre la mattinata del sabato sarà dedicata alla libera discussione tra tutti i partecipanti. Si potrà prendere parte al seminario sia in veste di relatore e discussant, sia di solo discussant. La partecipazione sarà sia a inviti, sia tramite call for paper. Al proposito si valuteranno proposte di partecipazione accompagnate da titolo della comunicazione e relativo abstract (da inviare a livio.antonielli@unimi.it o a giacomo.demarchi@unimi.it entro il 31 luglio 2018).

Livio Antonielli

Giacomo Demarchi

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THE POLICE FORCE AND TERRITORIAL CONTROL: PERMANENCY IN DISCONTINUITY

… those proclamations, repeated in ever stronger term by each successive government, only serve to provide a pompous demonstration of the impotence of their authors.

… Their impunity was threatened and insulted, but not destroyed, by the proclamations. With every additional threat and insult, they might naturally be expected to employ fresh efforts and new inventions to keep that impunity in being. And this did in fact happen. With the appearance of each proclamation designed to repress men of violence, those concerned searched among their practical resources for the most suitable fresh methods of continuing to do what the edicts prohibited. What the proclamations could do was to put stumbling-blocks in the way of simple folk, who had no special power of their own nor protection from others, and harass them at every step they took. For the proclamations were framed with the object of keeping everybody under control, in order to prevent or punish every sort of crime; and so they subjected every action of the private citizen to the arbitrary will of all kinds of officials.

(A. Manzoni, The Betrothed, chapter one)

 

 

 

In recent years, longitudinal studies into the police force and territorial control have focused principally on practical and cultural aspects, as well as on the routine workings of the force.  This line of inquiry, of necessity, acts as a stimulant for basic research projects. It also shows the limitations of an approach that is confined to a purely prescriptive level while simultaneously foreshadowing large-scale interpretive models.

The police force, if we may call it so also in reference to the anciengime, is an agency, or institution, which by its very nature, exists and operates within a space that connects state power with society.

The vast range of its tasks consistently revolves around certain constants: the police must be vigilant in upholding the standards and agendas generated from above, and in defending the social order from unlawful behaviour.

In order to achieve this, they must maintain a strong societal presence. In some areas their modus operandiimplies an adherence to textbook directives, while in other areas the priority of achieving an objective may necessitate their resorting to tactical measures that will result promptly and effectively in the desired outcome.

Consequently, in researching the police force at the operational level, and in relation to recruitment, composition and practical expertise, reference must necessarily be made to an area in which prescription and modus operandiare significantly mixed, and where practices, expertise and officers at the grassroots level are sometimes in marked contrast with the prescriptions of would-be political and administrative principles.

From this perspective, the practical aspects of territorial governance and control become a powerful instrument for analysing the multifaceted nature of a citizenry consisting of legal entities, and its relationship with the arms of government and its political involvement, while avoiding the search for a contrived interpretive uniformity.

In the case of the ancien régime, these conditions can be intuitively grasped. However, from the era of Napoleon onward, with particular reference to the Liberal State, the powers of constitutionalism and legal positivism have obscured the above scenario. This has been based on compromise, especially when the underlying “corporative” aspect of society dons the mantle of a formally new lexicon, and the technical aspects allegedly become the apolitical face of power. Formal lip-service to some defined categories thus becomes the main instrument through which old customs are brought back into the comforting fold of the Constitutional State: we need only to think of the legitimation of what should be illegitimate, as in the authorization of undercover investigations.

Careful consideration reveals that this double dimension of the police force can be recognized from the 19th century onwards, similar to the way in which we can identify attempts to redefine the forms of territorial control in anciens régimes, including even the Middle Ages.

The conference is designed to examine, over an extended period of time, specific cases that highlight the interplay of permanencies and adjustments underpinning the discontinuity caused by changes in the philosophy and structures of government.

Solely to quote some examples, we may refer to the inevitable conflicts and legacies brought about by the creation of a new police force and the innumerable problems associated with it. These include, among others, issues of recruitment and financial obligations that often result in compromises with an historical background the authorities would have preferred to leave behind.

Alternatively, in a practical context, we would need to assess the often-ambiguous “soft” protocols concerning regulations for the employment of military units with policing tasks. These often become an instrument used by civilian authorities to circumvent legal obstacles and a trigger for more or less hidden conflicts with the military. It is an ambiguity, depending on context, that can form the basis for an ongoing search for legitimation of the “corporative”dimension of civilian and military authorities in government. However countless other stimuli for reflexion can be found, in various chronological phases.

The conference, one of a 20-year-old series of CEPOC meetings (www.cepoc.it), will be held at the charming Palazzo Feltrinelli in Gargnano del Garda on 19 and 20 October 2018. Participants are invited to arrive on the evening of Thursday, 18 October and remain for lunch on Saturday 20 October. Those travelling to Milan by public transport, or flying into the nearby airports (Linate, Malpensa or Orio al Serio), will, wherever possible, be met and transported to the conference venue by car. Meals and accommodation will be provided by the organizing committee. Travel costs will be met only in certain specific cases.

Day One (Friday 19th) will be entirely devoted to individual contributions. Saturday morning will be devoted to a free-ranging discussion involving all participants. You will be able to participate both as speaker and discussant, or alternatively as discussant only. Attendance will be either by invitation or through a call for papers. Proposals for papers should bear a title and be accompanied by an abstract (send to livio.antonielli@unimi.it or to giacomo.demarchi@unimi.it, by no later than 31 July 2018).

Livio Antonielli

Giacomo Demarchi

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