CEPOC 2020: “Intermediari: modi, figure e istituti del collegamento tra autorità centrale e comunità locali” (Pisa, 22-24 Ottobre 2020)

Intermediari: modi, figure e istituti del collegamento tra autorità centrale e comunità locali (Pisa, 22-24 ottobre 2020)

Gli incontri di studio organizzati dal CEPOC si svolgono con cadenza annuale da più di vent’anni, affrontando, da prospettive continuamente rinnovate, il macro-tema del controllo del territorio in tutti i suoi aspetti (vedi gli incontri sin qui svolti in www.cepoc.it).

Il tema di quest’anno sollecita lo sguardo degli studiosi e delle studiose verso un argomento tanto significativo quanto raramente affrontato in modo sistematico: le modalità secondo le quali si realizza il collegamento sul territorio tra comunità locali e istituzioni di governo.

La prospettiva dalla quale la storiografia si è impegnata a inquadrare il problema è stata sin qui prevalentemente dall’alto: troviamo infatti molti studi che scrutano la diffusione di figure e istituti tramite i quali si articola la presenza del centro nelle periferie o la rappresentanza riconosciuta di queste di fronte agli apparati di governo (si pensi, ad esempio, alla figura dell’intendente e ai commissari governativi in genere).

Ma esiste un piano meno definito e più sfuggente, quello appunto che collega le comunità locali, o specifiche componenti sociali all’interno di queste, alle istituzioni di governo. Le esigenze che dettavano queste connessioni erano in primo luogo collegate, e lo sarebbero state a lungo, agli aspetti militari o para-militari di controllo del territorio, alle politiche fiscali e in genere all’amministrazione della giustizia. Parliamo della necessità di garantire la sicurezza del territorio, di apprestare misure difensive, di rendere esecutive decisioni amministrative e di giustizia, di sorvegliare presenze estranee, di compiere atti formali, e tanto altro ancora. Tali figure di collegamento, è importante notarlo, non erano semplicemente volte a rispondere ad esigenze imposte dall’alto, ma nascevano anche per assolvere a funzioni di garanzia  all’interno delle comunità che le producevano (non da ultimo per le forme di responsabilità solidale che le caratterizzavano), oltre che a rappresentare i corpi e permettere loro la comunicazione con i poteri superiori. Dunque facciamo riferimento a figure funzionali a garantire proprietà, salute, trasmissione ereditaria ecc., non solo verso l’alto ma anche orizzontalmente (per esempio per la responsabilità in solidum della comunità, come poteva essere all’atto di confische di beni).

Dovunque e in ogni contesto è possibile riconoscere questi intermediari, sempre presenti in ogni comunità, in ogni organizzazione sociale elementare sul territorio, a partire da quelle forme di organizzazione vicinale che archeologi e antropologi hanno individuato come forma di base delle organizzazioni umane sul lunghissimo periodo. Tale mondo è certamente vivace durante i secoli del medioevo e della prima età moderna, quando i corpi territoriali, religiosi, sociali, economici producono i loro rappresentanti (paradigmatica, a questo proposito, è la figura del constable inglese), ma non smette a livello più o meno informale di caratterizzare anche la modernità Otto e Novecentesca. Anche nella stagione forte dello Stato nazionale, quando la ramificazione sul territorio delle istituzioni centrali appare fitta e vincente, non mancano infatti forme di intermediazione di questa natura: dai rappresentanti rionali cui si appoggiano anche gli stati totalitari, alle figure di collegamento create durante le manifestazioni politiche durante le stagioni della contestazione studentesca, per arrivare ai capi delle tifoserie organizzate del calcio.

L’incontro di studi di quest’anno intende osservare queste forme di intermediazione sul lungo periodo, caratterizzandone specificità a seconda delle epoche e dei luoghi. Pur nella consapevolezza dell’estrema sfuggenza di queste figure, si auspica in primo luogo che si possa descrivere come concretamente si strutturino e operino, o si siano strutturate e abbiano operato queste connessioni a bassa gradazione istituzionale. Nello stesso tempo, agganciandosi alla tradizione di studi tanto inglese quanto continentale che ha messo in evidenza i processi di istituzionalizzazione dal basso, uno degli obiettivi dell’incontro sarà quello di indagare come tante istituzioni periferiche degli stati possano essere lette in quanto espressione di processi di assorbimento e inserimento negli apparati di governo di intermediari originariamente espressi dalle comunità locali, e risultato di una lunga contrattazione tra interessi e spinte provenienti dal basso e sempre nuovi compiti imposti dall’alto.

L’incontro si terrà a Pisa (per la prima volta sede degli appuntamenti Cepoc) presso l’Università degli Studi e presso la Domus Mazziniana (Via Mazzini, 71), dal 22 al 24 ottobre 2020. Si comincerà alle ore 15 di giovedì 22, presso l’Università, proseguendo poi, dal venerdì mattina sino alla conclusione dei lavori, presso la Domus Mazziniana. Le sedute del pomeriggio del giovedì e dell’intera giornata di venerdì 23 saranno dedicate alla presentazione delle relazioni (sino a 30 minuti cadauna). La mattinata di sabato 24 sarà aperta alla libera discussione tra tutti i partecipanti, con chiusura dei lavori alle ore 13 e successivo lunch di saluto.

Si potrà prendere parte al seminario sia in veste di relatore e discussant, sia di solo discussant. La partecipazione sarà sia a inviti, sia tramite call for paper. Al proposito si valuteranno proposte di partecipazione accompagnate da titolo della comunicazione e relativo abstract, da inviare a livio.antonielli@unimi.it entro il 30 maggio 2020.

L’organizzazione si farà carico di vitto e soggiorno dei convegnisti ma non delle spese di viaggio.

Livio Antonielli

Alessandra Bassani

Alessandro Buono

Stefano Levati

Stefania Salvi

Milano-Pisa, 4 marzo 2020

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Intermediaries: methods, figures and institutions of the inter-connection between central authority and local communities (Pisa, 22nd-24th October 2020)

The meetings organized by the CEPOC have been held annually for over twenty years, addressing, from continuously renewed perspectives, the macro-theme of territorial control in all its aspects (see the meetings held so far at www.cepoc.it).

This year’s topic encourages scholars to look at a significant topic that is rarely dealt with in a systematic way: the manner by which the connection between local communities and government institutions is concretely achieved.

The historiographical perspective on the subject has so far been mainly top-down: there are in fact several studies examining the diffusion of figures and institutions that articulate the central power’s presence in the periphery or the official representation of the peripheries when faced with the government apparatus (one thinks, for instance, of intendants and government commissioners).

Yet there are less defined and more elusive strata, connecting local communities, or specific social components within them, to government institutions. The reasons behind these connections were primarily interrelated, and would be so for a long time, to the military or para-military aspects of territorial control, fiscal policies and the administration of justice. We are talking about the necessity to ensure the security of a territory, to prepare defensive measures, to enforce administrative and judiciary decisions, to monitor extraneous presences, to carry out formal acts, and much more. These liaison figures, as it should be noted, were not simply intended to meet demands imposed from above, but were also meant to fulfil guarantor functions within their communities (not least due to the existing forms of joint responsibility), and to represent local bodies, allowing them to communicate with the higher authorities. We therefore refer to figures who function as guarantor of property, health, hereditary transmission, etc., not only vertically but also horizontally (for instance, for the responsibility in solidum of the community, as could be possible in times of property confiscation).

Everywhere and in every context we can recognize these intermediaries, always present in every community, in every elementary social organization within the territory, starting with those forms of vicinal organization that archaeologists and anthropologists have identified as the basic form of human groups over a very long period. These figures of mediators are widespread during the Middle and the Early Modern ages, when the territorial, religious, social and economic bodies produce their representatives (paradigmatic, in this regard, is the figure of the English constable), but we can find them at a more or less informal level even during the nineteenth and twentieth centuries.

Even during the era of triumph for the nation-state formula, when territorial ramifications of central institutions appear dense and successful, there is no lack of forms of intermediation of this nature: from district representatives who are also supported by totalitarian states, to the liaison figures created during political demonstrations throughout the student protest seasons, to the leaders of organised football clubs.

This year’s meeting intends to examine these forms of intermediation in the long term, highlighting their specificity according to epochs and places. While being aware of the extreme elusiveness of these figures, it is first hoped that one might describe how these connections of low institutional structuring are formed and work or were formed and worked. At the same time, by linking to the tradition of both British and continental European studies highlighting the processes of institutionalization from below, one aim will be to investigate the following aspect: how many peripheral institutions of states can be read as an expression of processes of absorption and inclusion in the government apparatus of intermediaries originally expressed by local communities and the result of a long bargaining between interests and pressures from below and ever new tasks imposed from above?

The meeting will be held in Pisa (for the first-time venue of the Cepoc events) from 22nd to 24th October 2020 at the University of Pisa and at the Domus Mazziniana (Via Mazzini, 71). It will begin at 3:00 p.m. on Thursday 22nd, at the University, and continue, from Friday morning until the end of the event, at the Domus Mazziniana. The afternoon sessions of Thursday and the whole day of Friday 23rd will be dedicated to the presentations of papers (up to 30 minutes each). The morning of Saturday 24th will be open to free discussion among all participants, with closing of the session at 13:00 and subsequent final lunch.

There will be the possibility to take part in the seminar both as speaker and discussant, or only as a discussant. Participation will be by invitation or call for papers. Proposals for participation accompanied by the title of the communication and related abstract will be evaluated, to be sent to livio.antonielli@unimi.it by 30 May 2020.

The organization will cover room and board expenses for the participants, but not those of travel.

Livio Antonielli

Alessandra Bassani

Alessandro Buono

Stefano Levati

Stefania Salvi

Milano-Pisa, 4 marzo 2020

 

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